Luca, 14 anni, due occhi scuri e profondi che si fissano nei miei: ‘io a scuola non ci voglio più andare’, mi dice. È un verdetto, è definitivo. Non serve ricordargli che è ancora in obbligo scolastico, non serve minacciarlo di far intervenire i servizi sociali. Davanti alle rimostranze dei suoi genitori sgomenti, alza le spalle: non ne vuole più sapere.
La storia di Luca è comune a molti ragazzi. Solitamente incomincia tutto alla fine del primo trimestre, esattamente in questo periodo. I risultati nelle diverse materie sono sconfortanti, il livello di motivazione è molto basso, i genitori iniziano a correre ai ripari alla ricerca del centro di ripetizioni più accreditato. Ma spesso non è solo una questione di impegno.
Definiamo ‘dispersione’
Il fenomeno della dispersione scolastica è considerato da anni un’emergenza italiana. In un paese dove vige l’obbligo di frequentare la scuola almeno fino ai 16 anni, la percentuale dei ragazzi che non va oltre il conseguimento della licenza media è del 15%.
Ma cos’è esattamente la dispersione? L’etimologia ci può dare una mano: dispersione deriva da ‘dispergere’, cioè spargere, dilapidare. La dispersione è proprio questo: lo sperpero delle proprie risorse e potenzialità, delle proprie capacità intellettive.
La dispersione non si manifesta solamente con l’abbandono di un iter formativo, ma anche con ritardi e perdita di anni scolastici, che renderanno sempre più difficile per il ragazzo arrivare a conseguire un titolo di studio superiore. Sappiamo che gli abbandoni avvengono più frequentemente durante il primo anno di corso della scuola secondaria di secondo grado, dal momento che ci si confronta con un nuovo percorso formativo e si passa, dalla realtà ancora protetta delle medie, ad una scuola più esigente, in cui la promozione non è così scontata.
Perché ci si perde?
Le cause della dispersione sono molteplici. Al primo posto c’è sicuramente l’aver scelto un percorso di studi non in linea con le proprie caratteristiche e i propri interessi. La scelta della scuola superiore viene spesso inquinata da fattori che dovrebbero essere marginali: le amicizie, le aspettative dei genitori, la vicinanza da casa, il ‘mito’ di un determinato corso o istituto.
Tutte questi elementi possono indirizzare verso una strada che, sin da subito, si rivela in salita. I ragazzi che hanno intrapreso un percorso di studi sbagliato, sperimentano un senso di fallimento che va ad intaccare la loro autostima ed il loro senso di autoefficacia. Sono proprio questi, insieme all’incapacità di trovare un orientamento alternativo e maggiormente adatto alle inclinazioni personali, che portano alla decisione di abbandonare la scuola.
La dispersione ci parla di un disagio: a volte basta solo ascoltare e comprendere per trovare una via d’uscita.
Queste esperienze e l’attività di orientamento ci ha portati a scrivere una guida per i genitori sulla scelta della scuola. Ci sono tutti i passaggi utili che accompagnano nel difficile ruolo di consiglio.
Nel libro c’è anche un questionario che si può compilare online. Ogni anno più di tremila ragazzi lo compilano per riflettere sugli aspetti principali dell’orientamento.
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Edizione 2017 a cura di Luca Monti, Silvia Bassanini e Laura Romano
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Silvia Bassanini
Psicologa e Pedagogista – Vicepresidente di Meet
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per il questionario e sue istruzioni clicca sul riquadro seguente:
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Per conoscere i campanelli d’allarme della dispersione puoi leggere l’articolo ‘Non voglio più andare a scuola!’: piccole storie di dispersione scolastica.